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240 capitolo xiii.

Ferveva vivacissima la lotta; e il Margotti, a renderla ancora più aspra, stampò un opuscolo, che servi a riscaldare stranamente gli animi1. E due opuscoli violenti, in senso opposto, pubblicò il giovane Pier Carlo Boggio, dal titolo: Come finirà? e Principio della fine. Gli animi erano molto eccitati. È pur da aggiungere, che Vittorio Emanuele era stato colpito in quei giorni, a breve distanza, dalla morte di sua madre, di sua moglie e del duca di Genova, suo fratello; e il Margotti scriveva, l’episcopato ammoniva, e il clero predicava, che quelli erano castighi della Provvidenza. Il Re, ch’era un credente, un po’ a modo suo, come gran parte degl’italiani della sua generazione, pareva caduto in uno stato di depressione morale, e tentò, com’è noto, di tornare sopra i suoi passi; ma in seguito al movimento, che si determinò a Torino, e in tutto il Piemonte, sentì la forza di resistere; Cavour e Rattazzi restarono al governo; il disegno di legge fu approvato con alcuni emendamenti; e le ire del Vaticano non ebbero più limite.

Il marchese Spinola, e il Bertone di Sambuy fecero appena un anno di dimora in Roma; e il conte Della Minerva, ch’ebbe i passaporti nel 1859, vi era venuto nel 1858. I periodi più lunghi furono quelli del Pralormo, che vi stette dal 1853 al 1856, prima come incaricato, e poi come ministro, uomo cauto e tutto chiesa; e del marchese Giovanni Antonio Migliorati, che vi stette dal 1856 al 1858. Fu nel periodo del Migliorati, che, fra la legazione sarda e il partito liberale romano, cominciarono i primi affiatamenti, e corsero le prime intelligenze. Si era alla vigilia del Congresso di Parigi. Al Tommasoni defunto era succeduto, come cancelliere della delegazione, David Silvagni, e questi fu il tramite sicuro ed efficace. Il Migliorati era un diplomatico pieno di tatto, e fu utilissimo alla causa liberale, e di molto aiuto al Gualterio, venuto a Roma ai primi di febbraio del 1856, per scrivere quel suo famoso promemoria, o memorandum, sulle condizioni dello Stato del Papa, alla vigilia del Congresso di Parigi. La polizia pontificia aveva sospettato che la venuta del patrizio orvietano, devotissimo alla casa di Savoia e amico di Cavour,

  1. Alcune considerazioni sulla separazione dello Stato dalla Chiesa in Piemonte. Torino, 1855.