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diplomazia e congresso di parigi 235

l’effetto d’impedire e rimuovere gli scandali che l’offendono, come pure di prestarsi a dare alla Chiesa l’appoggio che occorra per l’esercizio dell’autorità episcopale». Inoltre erano riconosciuti i tribunali ecclesiastici, e chiamati a giudicare nelle cause matrimoniali giusta il Concilio di Trento; riguardo agli sponsali, l’autorità ecclesiastica giudicava della loro esistenza e valore all’effetto del vincolo, che ne derivava, e degl’impedimenti, che avrebbero potuto nascere. La Santa Sede non faceva difficoltà, che le cause criminali degli ecclesiastici, per tutti i delitti comuni, venissero deferite al giudizio dei tribunali ordinari; gli ecclesiastici potevano scontare la pena in locali separati, e ad essi specialmente destinati negli stabilimenti penali: e i beni ecclesiastici venivano liberamente amministrati dai vescovi e dai rettori delle parrocchie, secondo le disposizioni canoniche.

Il Baldasseroni, naturalmente, non ne raccolse allori e inni; il concordato divenne argomento di biasimi e di sarcasmi, e fu d’allora, che gli arguti toscani mutarono il nome di Sua Eccellenza Baldasseroni in quello di Sua Baldanza Eccellenzoni. Ma per le condizioni politiche dei due Stati non era possibile, dice il Baldasseroni, fare altrimenti; e scrive a sua difesa: «il motivo che a ciò lo induceva, era quello che oggi non si apprezza, e non si vuole apprezzare, e che pur condusse anche i ministri austriaci a modificare le leggi giuseppine, assai più che qui non si facesse per le leggi del primo Leopoldo. A quegli uomini di Stato i tempi apparivano tanto cambiati, e le condizioni sociali venute a tal punto, che era oramai fuor di luogo il timore che la Chiesa soverchiasse il principato civile; laddove ben altri nemici minacciando questo e quella, ed insieme con loro i fondamenti dell’ordine e della società, era saggio e prudente consiglio che i due poteri, lasciati i vecchi rancori, e deposta una emulazione senza motivo, unissero le loro forze a difesa comune».


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Le diplomazie di Napoli e Sardegna subirono non poche variazioni, e la Sardegna più ancora di Napoli. Con la partenza del conte Ludolf, che, rimanendo presso il Re, seguitò ad avere