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arte e artisti 223

e fortissimo pianista; ma non vi destò i morbosi entusiami di Germania e di Francia. A Roma riusciva poco simpatico per la sua blague, e per una tendenza erotica comicissima, per cui, atteggiandosi a conquistatore, iniziava con occhiate provocanti e parole sdegnose, tenere o mistiche, una corte compromettente alle signore, che gli piacevano, e che si permetteva baciare troppo liberamente. Sensuale e sentimentale, romantico e prosaico, secondo i casi, non mai modesto, egli esercitò un gran fascino sulle donne, e molte ne innamorò e conquise. A Parigi aveva sollevato una specie di fanatismo, per cui, quando suonava, gli tagliavano i capelli della zazzera, senza che egli mostrasse di avvedersene; gli rubavano i guanti, che posava sul piano, e una sera gli portarono via il cappello e il bastone; ma a Roma non vi fu nulla di simile, anzi un giovane patrizio, accortosi della corte iniziata alla sua signora, gli fece intendere che poteva risparmiarsi le visite. La maggiore intimità l’ebbe in casa Caetani, e fu compare di battesimo del secondo figlio di Onorato.

Liszt non si ordinò mai prete, ma vestì da prete finchè visse, non usando mai il tricorno e la sottana. Lasciando il Vaticano, vagò di convento in convento, si diceva per fare gli esercizi ed apparecchiarsi al suddiaconato. Al monastero del Rosario a monte Mario, andò a visitarlo Pio IX, memore che nel 1864 lo aveva invitato a Castelgandolfo, e che un giorno, suonando Liszt la casta diva, il Papa ne fu così compreso che, accostatosi al piano, canticchiò, accompagnato dal maestro, la famosa aria del Bellini. Poi Liszt passò al convento di Santa Francesca Romana al Fôro, dove andava a trovarlo lo Sgambati, suo allievo prediletto e allora giovanissimo. Quando nel 1866 fu data alla sala Dante la sua sinfonia dantesca, il Liszt ne affidò la direzione al giovane alunno, e ne fu così soddisfatto, che gli regalò una bacchetta d’ebano, col suo nome inciso in argento e la data del concerto. Lo Sgambati diresse pure l’altra sinfonia, il Cristo, eseguita nel giugno del 1867, in occasione del centenario di san Pietro.

Il caso veramente strano della sua tonsura, e i rapporti con la principessa di Wittgenstein, che durarono sempre, avevano provocato delle indiscrezioni, in seguito alle quali si era saputo che il maestro aveva due figlie naturali, nate dalla contessa