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208 capitolo xii.

di Zio, nell’angusta strada Tomacelli, era un posto elegante in confronto dei tre cameroni di quell’osteria, quasi a pian terreno, il primo dei quali serviva di convegno ai negozianti carbonari, genovesi di origine, che discutevano i loro affari, e il secondo e il terzo formavano il refettorio degli artisti. Saloni affumicati e malamente illuminati da lampade a olio, pendenti dal soffitto; pareti sporcate da disegni; panche primitive, e biancheria, che forse un giorno della settimana fu di bucato; ma quanta vita, e che copiosi pasti con pochi baiocchi! Il padrone, che tutti chiamavano Zio, era bonario coi suoi giovani clienti, e faceva loro credito, nè senza rischio, perchè quei clienti appartenevano alla classe più numerosa, e men provvista, dei cultori dell’arte.

La vita degli artisti si svolgeva, dunque, tra brevi confini. L’istituto di belle arti era a Ripetta, dov’è oggi, e v’insegnava pittura il Podesti; scultura, il Tenerani e il Tadolini; architettura, il Guaccerini e il Sarti. Com’è noto, era l’antica e gloriosa accademia di San Luca, cui toccava l’insegnamento dell’arte e la tutela dei monumenti, e che, possedendo un patrimonio, fatto in gran parte di lasciti, pagava, col concorso del governo, ai professori dell’istituto la tenue mercede. E vi era anche l’accademia o confraternita dei «Virtuosi del Pantheon», fondata nel 1481, e che aveva ed ha sede... nel campanile del tempio, in poche camere buie e quasi misteriose! La sua finalità era la tutela della morale nell’arte. Dopo la morte di Canova, la presidenza di San Luca si avvicendò fra il Tenerani, il Podesti, l’architetto Francesco Azzurri, morto di recente; e la presidenza del Pantheon l’ebbero diversi. L’accademia di San Luca e la confraternita dei Virtuosi davano inoltre pensioni e borse di studio, in seguito a pubblici concorsi, e doti alle zitelle, e intervenivano ufficialmente nelle grandi occasioni, e nei ricevimenti. dei cardinali, rappresentate dai propri soci in uniforme, con spadino, pantaloni bianchi, soprabito ricamato in oro od argento, e. cappello a punta, con piuma. In via Margutta vi era la scuola del nudo di Gigi, vecchio modello in riposo. Si narrava di lui che, facendo il modello di Cristo in croce, rimanesse legato per ore intere; e quando gli artisti, credendolo stanco, volevano scioglierlo dalla croce, dicesse romanamente: annamo, annamo.