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204 capitolo xi.

cui cominciarono le maggiori traversie. Uomo di retta coscienza e di grandissimo tatto, rappresentò in quell’amministrazione la nota moralmente più rispettabile, e politicamente più equilibrata. Ho innanzi una sua lettera del 10 dicembre 1860, che egli scriveva al signor Bourgoine, ingegnere capo della seconda sezione del controllo a Spoleto, e dalla quale tolgo il seguente brano: «La società e l’impresa generale cammineranno d’accordo ad uno scopo medesimo, e loro tutti mantenendo buone relazioni ufficiali ed ufficiose con le autorità piemontesi, presteranno segnalati servizi alla società, conciliando gl’interessi di questa coi doveri, che le sono imposti dalla sua situazione in cospetto del governo di Torino. La società, infatti, non ha nè può avere alcun carattere politico, nè potrebbe mai ingerirsi delle vicende politiche che succedono nell’Italia. Nostro desiderio vivissimo è corrispondere alla fiducia dei nostri azionisti, portando a termine la costruzione delle ferrovie a noi concesse, o che in seguito ci si concederanno»1. Egli percepiva lo stipendio di sole quattro mila lire; e quando nel 1862 il Consiglio d’amministrazione di Roma propose, in considerazione delle sue benemerenze, un aumento di duemila, il Consiglio di Parigi gli concesse soltanto una gratificazione di mille lire!


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Il Gerardi uscì dall’amministrazione delle ferrovie dopo il 1870, povero e con le mani nette. Più fortunato il Manzi, che benchè dal fondo famoso dei trentacinque milioni vedesse gli altri, e in particolare quegli avidissimi spagnoli, che avevano lavorato tanto meno di lui, ritrarre somme vistose, pure ottenne un premio di 152,000 scudi. Non furono pochi, ma bisogna ricordare, che a lui era dovuta quasi esclusivamente la riuscita dell’impresa, e che il premio doveva esser diviso con Romualdo Gentilucci, suo socio, col quale dovette infatti sostenere, innanzi ai tribunali, un aspro e pertinace litigio, che amareggiò gli ultimi anni di sua esistenza. Egli, appena ebbe riscosso il premio, acquistò la villa Mellini a monte Mario, e si dedicò ad altri

  1. Archivio Gerardi.