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184 | capitolo xi. |
il 25 febbraio 1858 da monsignor Milesi e dall’ingegnere Ducros, conservando la linea il nome di Pio-Latina della vecchia concessione, rinnovata senza effetti a tempo della repubblica. Il governo garentiva a cottimo un prodotto annuo di un milione e 620 mila lire; ma si mancò di stendere un vero progetto di esecuzione, tanto che nel capitolato la linea è indicata così: «prolungamento della strada ferrata dal chilometro 11 e mezzo del tronco di Frascati, già in attività, fino al confine napoletano presso Ceprano, seguendo i tracciati sotto i colli albani per Velletri». L’impresa potè spingere i lavori sino a Civitalavinia, ma senza la combinazione col Salamanca, e la fusione delle società concessionarie in una società sola, come si dirà, la linea non si sarebbe compiuta. Avrebbe dovuto essere aperta all’esercizio, secondo il capitolato, il 1° agosto 1860, ma non si inaugurò prima del gennaio 1862.
Due anni prima, cioè nel 1856, fu data la concessione della Roma-Civitavecchia, e della Roma-Ancona-Bologna ad una società spagnola, rappresentata dal signor Felice Valdés de Los Rios, marchese di Casalvadés, e Luigi Maria Manzi, dietro i quali mal si celavano alcuni grandi signori di Spagna, e primo, il duca di Rianzarés, Nunoz, secondo marito della regina Maria Cristina. Si trattava di circa 600 chilometri di costruzioni, ma per la linea da Roma a Civitavecchia, lunga 81 chilometri, il governo, ricusando ogni concorso, concedeva soltanto l’esenzione doganale di tutto ciò che serviva alla costruzione, armamento ed esercizio della linea, nonchè il premio di un milione, qualora la linea si fosse aperta nel termine stabilito nel capitolato. Le illusioni circa la produttività di quella linea furono davvero strane, e non avevano fondamento che nell’audace fantasia del Manzi, uomo non privo di genialità, anzi di gran talento, nativo di Civitavecchia ed ascritto a quel patriziato. Persuaso che l’unione di Roma al mare e al mondo dovesse segnare il risorgimento economico della città, egli non ebbe che un solo proposito: far presto e passar sopra a tutto. Fece quindi preferire la linea piana e malarica per Palo, perchè più breve, a quella per Cerveteri, senza tener conto delle istanze di questa antichissima e spopolata città d’Etruria. La linea di Civitavecchia era la sola per la quale vi erano degli studi, eseguiti dal-