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cospirazioni e cospiratori - il processo del 1853 179

cancelliere. Pubblico ministero fu monsignor Pietro Benvenuti; e difensore di ufficio del De Felici, Lorenzo Pieri.

Nell’archivio di Stato si conserva l’arma adoperata per commettere l’attentato, ch’è una specie di lungo forchettone a due punte, coll’impugnatura più di un palmo, e dai denti molto acuminati, uno de’ quali ha nell’estremità, e dalla parte interna, una lancetta tagliente, la quale, incidendo nell’entrare, squarcia nell’uscire; e così, sotto le forme di un istrumento servibile ad usì domestici, è un’arma assai più terribile di qualsiasi pugnale.

Il De Felici aveva trentacinque anni, ed era ammogliato con prole. Si era battuto contro i francesi, e faceva parte delle combriccole repubblicane e carbonare più torbide. Proclive sin dalla sua prima giovinezza a delitti di sangue, era stato dalla direzione di polizia sottoposto a rigoroso precetto, che il 22 aprile 1854 gli fu mitigato, facendoglisi soltanto obbligo di rientrare in casa non più tardi della mezzanotte. Negl’interrogatorii si mantenne forte ed energico. Fu solo prima di morire che dichiarò di aborrire tutte le sètte; venne decapitato la mattina dell’11 luglio, alle 6 e mezzo, alla distanza di meno di un mese dall’attentato, mentre pareva certo che, trattandosi soltanto di un tentativo di assassinio, il Papa gli avrebbe risparmiata la vita; ma l’Antonelli fu implacabile.