Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
178 | capitolo x. |
pierlo. Riferisco il fatto dalla sentenza che condannò il De Felici a morte, e che dice così:
Erano le 6 1/2 pomeridiane del 12 giugno corrente, allorchè l’Emo Principe Sig. Cardinale Giacomo Antonelli, Segretario di Stato della Santità di Nostro Signore, muovendo dalla sua abitazione preceduto da due domestici, con al fianco un distinto professore dell’Accademia di S. Luca, discendeva la regia scala del Palazzo Vaticano. Innanzi di toccare il termine del rampante, che mette al primo piano, vide su questo un uomo, che da segni sul volto d’un mal celato turbamento, gli fe’ concepire qualche sospetto. Proseguì tuttavia a discendere, ma quando giunse al ripiano, i suoi timori divenivano una realtà, mentre l’incognito, imbrandito un ferro a due punte, e fattoglisi appresso gli stendeva un colpo, che andava fallito, per la rapidità colla quale il Porporato poteva guadagnare l’altro ramo di scale, che si dette a discendere precipitosamente. Deluso l’assassino, prorompendo in ingiurie gravissime scagliavagli l’arme stessa con tale impeto, che, battendo il muro opposto, cadeva invece ai piedi dell’assalito, i cui giorni volle per tal modo salvi la Divina Provvidenza. A tal vista accorrono i domestici onde impadronirsi del colpevole, che già davasi alla fuga, e sopraggiunti de’ Gendarmi e qualche Svizzero, gli si avventano in guisa che il Porporato occupandosi più della vita dell’aggressore, che del corso pericolo, grida ed impone loro che non l’offendano, ma soltanto si assicurino della persona.
Arrestato pertanto, si annunciava ed era pur riconosciuto per Antonio De Felici romano cappellaro, già precettato politico. Iniziata analoga procedura dal Tribunale del Maggiordomato, fu poscia passata la causa a questo Tribunale Supremo della Sagra Consulta, cui apparteneva in ragione di materia, e così portati a termine colla maggiore operosità gli atti relativi, si fa luogo oggi a pronunciare il corrispondente giudizio.E dopo molti considerando,
La sentenza fu sottoscritta da monsignor Sagretti, presidente, e dai prelati Bartolini, Arborio-Mella, De Ruggiero, Capri Galanti, che ne fu il relatore, Macioti Toruzzi e dal Sodi, sostituto