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174 | capitolo x. |
s’imbastivano senza testimoni, nè difesa da parte degl’imputati, e fra le maggiori torture, e si compivano con fucilazioni e impiccagioni, era semplicemente ignobile. Che l’Austria inferocisse sulla sponda sinistra del Po, e singolarmente sul Mantovano, può spiegarsi, perchè in terra, che considerava sua; ma che facesse altrettanto in casa altrui, e con l’annuenza o compiacenza dell’autorità legittima, fu cosa turpe, e più turpe, che non si levasse in Europa un sol grido di orrore. A titolo di documento riporto la protesta inviata a Guglielmo Macalister, ch’era il console inglese a Ferrara:
I detenuti politici della cittadella di Ferrara vogliono far conoscere all’Europa civilizzata la barbarie e l’ingiustizia, colle quali sono stati trattati nel processo, aperto contro di loro dalla potenza Austriaca, affinchè da una parte si rendano pubbliche contro gli sforzi che essa fa per travisare e nascondere i fatti, e per l’altra non possano accusarsi d’aver trascurato qualunque mezzo, che nella lor triste posizione arrecar potesse giovamento...
Forti pertanto nel diritto, che dà l’essere oppressi e ingiustamente, essi altamente protestano innanzi a Dio e agli uomini, che si sono infranti i riguardi dovuti ai sudditi di uno Stato diverso da un Governo straniero, violati i principii di una sana politica, insultata la civiltà dei presenti tempi. In conseguenza di che pregano la S. V. Ill.ma di far parte al proprio Governo di queste giuste rimostranze, e dei fatti fin qui espressi; il quale certamente non accoglierà con indifferenza la narrazione fedele di eccessi, di arbitrii commessi alla presenza dei governi e delle nazioni più colte. Confidano i detenuti che la S. V. Ill.ma non mancherà di appoggiare il loro ricorso, e ne anticipano i più sinceri ringraziamenti.
Il console non ne fece nulla.
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La sentenza venne eseguita il 15 marzo 1853. La città era in preda al terrore, e gli studenti disertarono l’Università. Parecchi documenti sono stati pubblicati circa quel processo, e fra gli altri, una cinica lettera del commissario straordinario pontificio di Bologna, monsignor Grassellini, in data 12 luglio 1854, al delegato Folicaldi, dalla qual lettera risulta che l’Austria voleva far pagare al governo pontificio le spese incontrato per la detenzione e l’uccisione dei condannati; che il governo pontificio temeva di essere ingannato dall’austriaco, e faceva una inchiesta sui conti; e che infine l’amministrazione pontificia pre-