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cospirazioni e cospiratori - il processo del 1853 173

rante il mese successivo, e così via via a Foligno, Ancona, Sinigaglia, Imola e Ravenna. Erano, secondo le accuse, malandrini e accoltellatori, i quali, negli ultimi tempi della repubblica, avevano rubato e assassinato, o erano stati complici di assassini. Le sentenze dei tribunali militari austriaci, date sul tamburo, venivano riportate dal Giornale di Roma, come una qualunque novità del giorno. E sebbene i fucilati fossero sudditi pontifici, erano gli stessi delegati del Papa che, per debolezza o malvagità, si rendevano complici dei comandanti stranieri. Vi si era malamente distinto quel monsignor Gaetano Bendini, il quale, nominato commissario straordinario a Bologna nel 1849, vi lasciò triste fama per crudeltà d’animo e dissolutezza di costumi. Durante il suo governo, venne fucilato il padre Ugo Bassi, che aveva seguito Garibaldi nella ritirata da Roma.

Se l’occupazione austriaca ristabilì l’ordine materiale, fucilando e mandando in galera assassini e facinorosi, che avevano più omicidî sulla coscienza, che reati politici, perturbò l’ordine morale, perchè la repressione non fu esente da tristi eccessi, nè insensibile alle raccomandazioni. Basterebbe a dimostrarlo il processo del 1853 a Ferrara, addirittura mostruoso, paragonato a quelli di Perugia e di Ancona. Gli eccessi di Ferrara furono provocati dal delegato pontificio Folicaldi; a Bologna dal Grassellini, succeduto al Bendini, e dall’Amici, ad Ancona. Il processo di Ferrara fu imbastito contro dodici cittadini fra 40 arrestati, e ne furono condannati dieci alla pena di morte perchè «rei confessi e legalmente convinti», dopo un’istruttoria fra torture morali e fisiche. La condanna di morte colpì Giacomo Succi, possidente, Domenico Malagutti, medico, e Luigi Parmeggiani, albergatore: oneste persone, le cui imputazioni erano esclusivamente politiche, come può vedersi dagli atti del processo, ora pubblicati. Fu loro concessa la grazia di morire fucilati, anzichè impiccati, in mancanza del boia; agli altri sette, per benignità del Radetsky, fu commutata la pena nei lavori forzati.

I condannati invocarono indarno la protezione del governo pontificio, di cui erano sudditi; protestarono col comandante la guarnigione francese a Roma, e col console inglese a Ferrara, ma nessuno si mosse; nessuno spese una parola! La parte, che rappresentava il governo pontificio in quei processi, i quali