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cospirazioni e cospiratori - il processo del 1853 169

rette sul Papa, nè pare che fosse stata inerte la diplomazia. Certo è che, nel dicembre dello stesso anno, la Consulta, riunita in un’udienza plenaria per ordine del Papa, con entrambi i turni, ridusse di un grado le pene ai principali condannati, ai minori della metà della durata, ed a quelli, che avevano riportato tre anni, ad uno; tenendo conto, per questi, del carcere preventivo rispettivamente sofferto. Il secondo giudizio fu sancito dal Papa, il quale, in data 19 di quel mese, fece notificare, a titolo di grazia, la nuova sentenza ai condannati.

La prima sentenza, come si vede, colpì puri e fusi, condannando anche il Mazzoni, il Piccioni, il Gigli, il Croce, il Lipari, il Berni, il Lorenzini. I giudici del secondo turno, più miti dei loro colleghi del primo, furono i prelati Fiorani, Carletti, Muccioli, Mignanelli, Golia e Capri Galanti. È da rammentare che la maggior parte dei cinquantotto processati non si mescolò più in cospirazioni liberali. Antonio Palma, uno degli sbarcati a Palo, scontata la pena, sì fece frate passionista; e un altro degl’imputati, il dottor Virgilio Rudel, rimase così stranamente impressionato del caso occorsogli, che avrebbe desiderato se ne perdesse addirittura la memoria. Fu caratteristica la sua deposizione, nella quale, dopo aver negato tutto, finì col dichiarare, che se prese parte a favore degli emigrati, fu per sentimento di filantropia e per curare il D’Emiliani e il Catenacci, e perciò «crede di non meritare alcuna pena, e quando il governo gli avesse dato un’ammonizione e dieci giorni di santi esercizi (sic) sarebbe punito bastantemente». Era fratello di Fortunato, professore di anatomia alla Sapienza.


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Dei due fratelli Lucatelli, Annibale, detto Annibaletto per la piccola statura e i lineamenti gentili, contava ventitre anni, ed era di professione mosaicista. Giovane di grande coraggio e di salda fede repubblicana, si era battuto nel Veneto, facendo parte del battaglione del Roselli, e poi al Gianicolo; indi emigrato a Genova, fu degli otto che sbarcarono a Palo. Nel processo s’impose un solo proposito: negar tutto. Ridottagli l’originaria pena della galera perpetua, come già si è detto, a vent’anni, egli ne