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162 capitolo x.

ivi ci addensiamo compatti, ed il grido fuori i barbari ci infiammi alla pugna. Chi con questo grido sul labbro e col fremito in cuore impegnerà la battaglia, si avanzi sicuro: la forza del popolo e la benedizione dei redenti sarà con lui»,

I mazziniani, alla loro volta, si affrettarono a rispondere, con la stampa clandestina, che quel manifesto conteneva, insieme a menzogne storiche, conclusioni logicamente false e praticamente impossibili; e chiamarono i dissidenti, uomini vani e ambiziosi, agenti venduti e traditori. «Così anche in Roma», dice la relazione della Consulta, «cominciarono ad aver vita due partiti di setta; l’uno costituzionale detto dei fusi o fusionisti; l’altro dei repubblicani, chiamato dei puri o puritani»1. E di ciò offrono la conferma tutti i documenti del tempo, di fonte liberale e di fonte opposta, nonchè autorevoli testimonianze di superstiti. Il manifesto del 9 aprile è un documento che onora quelli che lo immaginarono e sottoscrissero. Esso fu atto di politica divinatrice, perchè precedette di qualche anno l’iniziativa del Manin e della Società Nazionale, di cui furono anima il veneto dittatore, Giorgio Pallavicino e Giuseppe La Farina, e più tardi fu braccio poderoso il Garibaldi. L’autore dello scritto è tuttora vivente, ed io sono lieto di rendergli, dopo più di mezzo secolo, un tributo il doverosa giustizia. Quel suo manifesto fu inspirato dal Rinnovamento del Gioberti, che cominciava a rifare la coscienza politica degli italiani. Altra conferma di quei propositi si ha in una lunga e importante lettera del Silvagni, del 6 ottobre 1856, diretta al conte Orsi di Ancona, e pubblicata dopo la morte di lui. In questa lettera, di cui si parlerà più innanzi, si legge:

.... Perciò stabilitosi da noi il concetto di creare un grande e potente partito nazionale nel quale si fondessero tutte le varie frazioni del partito liberale, emanammo per la stampa clandestina, in data del 9 aprile 1853, un brevissimo programma col quale intendevamo promuovere questa fusione, conciliando le varie opinioni e collimando con gli sforzi riuniti di tutti ad una meta, la libertà e l’indipendenza d’Italia. E ci lusingavamo di ottenere fa-

  1. 1853. Supremo Tribunale della Sagra Consulta. Relazione delle risultanze processuali nella Romana di ripristinazione di società segreta e di promossa insurrezione.