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152 | capitolo ix. |
Verdi arrivò a Roma il giorno di Natale del 1852 per la via di Civitavecchia. Lo scultore Luccardi, suo intimo, gli trovò l’appartamento e affittò per lui un pianoforte, perchè egli, secondo aveva detto, potesse scrivere «l’opera per Venezia», ch’era poi la Traviata, rappresentata in quella città due mesi dopo, cioè il 6 marzo. E scriveva pure al Luccardi: «il Trovalore è completamente finito; non manca nemmeno una nota e ne sono contento. Basta che lo sieno i romani». Altro se lo furono! Il Cammarano era morto cinque mesi prima a Napoli, senza avere la letizia di assistere al successo di un’opera, della quale aveva scritto il libretto; e al direttore dell’orchestra, l’Angiolini, «il caro Angiolini», come lo chiamò il Verdi in altra lettera allo stesso Luccardi, scrittagli dopo la rappresentazione, era riserbata la fortuna e l’onore di dirigere, sei anni dopo, nello stesso teatro, il Ballo in Maschera. Superstite di questa orchestra è il violinista Tullio Ramaciotti, che narra alcuni episodi in questa lettera:
Dell’opera il Trovatore, data la prima volta all’Apollo di Roma nel carnevale 1852-53, l’effetto della prima esecuzione non fu straordinario. Molto applauditi furono la scena della torre nel 4° atto, e la cabaletta, Di quella pira, cantata con un accento potentemente drammatico dal Baucardè. In seguito, il successo crebbe fino all’entusiasmo... Verdi era ammirevole nel concertare, dirigere, e mettere in iscena le sue opere, e molto rigoroso s0pratutto con gli artisti di canto, dei quali non sopportava il voler fare sfoggio di voce, evitando la melodia, ed era su questo, spesso, anche brutale!
Dell’esecuzione di quest’opera, le narrerò un fatto, a dimostrare come i direttori presenti, spesso interpretano a rovescio il repertorio antico, e quel ch’è più, permettono ai signori cantanti ogni sorta di controsensi, e mettere dei do, che infine col diapson presente non sono che dei sì, dove più gli aggrada, per aver gli applausi del pubblico ignorante. Nell’aria di sortita di Eleonora, la così detta cabaletta è accennata prima dai violini; ebbene, Verdi, la prima volta che si provò, ci pregò di eseguirla colla più grande eleganza, e per ben tre volte ce la fece ripetere. Ora si fa eseguire col movimento di un triviale galop!
Occorrono cantanti veramente meritevoli di simile aggettivo per rendere gli effetti vocali immaginati dal Maestro e indispensabili allo scoppio in teatro del vero entusiasmo. Tali furono veramente fra le donne: la Penco, la Frezzolini, la Borghimamo, la Medori, la Bosio, la De Meric, la Jenny Ney, la Gazzaniga, la Bendazzi, la Casaloni, la Piccolomini; e fra gli uomini: Baucardè, Mario, Tamberlik, Graziani, Fraschini, Bettini, i quali tutti, tanto in Italia quanto in Francia, in Russia, in Inghilterra, nella Spagna, suscitarono con il Trovatore fanatismi indicibili.