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pio ix, antonelli, e il domma dell’immacolata 147

cavaliere, amava molto le cavalcate, ed un giorno tornando da Nemi, traversò, senza scorta, a cavallo, la celebre selva della Faiola, ridendo delle paure del suo seguito. A Marino, a Grottaferrata, a Frascati, a villa Barberini, al castello di Nemi, dov’era un miracoloso crocefisso, dappertutto compariva; e dalle chiese, ai conventi, e persino ai cimiteri, nulla trascurava nelle sue visite, ed era difficile che queste non si lasciassero dietro qualche piccola orma benefica, od altrimenti confortevole. Un altro giorno, e fu il 16 settembre 1852, andò a Porto d’Anzio, gita non breye in quel tempo. Ivi giunto, su uno dei due piccoli piroscafi addetti alla navigazione del Tevere, navigò verso Nettuno e Astura, fra gli spari delle artiglierie del porto e del molo Innocenziano. Fu salutato dai principi Borghese e Aldobrandini, che invitò a pranzo; e interessandosi delle condizioni di quel borgo di pescatori di sarde, allora poverissimo, ordinò al ministro delle finanze la costruzione di nuove abitazioni, in luogo delle misere capanne sparse sul lido.

Prevaleva in lui la nota dell’amabilità, e vi riusciva graziosamente. Se non valutava molto i principi romani, e meno li amava, e qualche volta cercò anche di umiliarli, come avvenne al principe Aldobrandini, presidente della commissione per l’esposizione di Londra, col principe Gabrielli in fama di liberale e marito di una Bonaparte, col Gavotti cui negò il passaporto, e col principe di Piombino e il duca Sforza Cesarini che mandò in esilio, sapeva anche essere cortese e finamente adulatore con quelli, che gli andavano a genio. Quando il principe Doria nel giugno 1856 compi la cancellata della chiesa di Sant’Agnese in piazza Navona, pregò il Papa di onorarlo di una messa, nè questi se lo lasciò dire due volte, ed in quell’occasione accettò una refezione dal patrizio romano. Nelle udienze era singolarmente gentile con le dame, e conversava con grande signorilità, unita a simpatica arguzia. Aveva della propria persona una cura aristocraticamente giovanile: faceva il bagno e si radeva la barba ogni giorno, mutava ogni giorno la sua biancheria di finissima batista, si ravviava diligentemente i capelli, aveva singolar cura delle mani, e un debole per l’acqua di Colonia.

Agl’impulsi del temperamento non aveva la forza di resistere, neppure coi diplomatici; tutt’al più mescolava con essi la nota