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pio ix, antonelli, e il domma dell’immacolata | 145 |
Toietti. Vi sono ritratti i personaggi principali: Pio IX, l’Antonelli, gli altri cardinali, i generali, tutti in pose inverosimili, anzi grottesche. Manca ogni vivacità di colore, e vi abbonda il manierismo, singolarmente nella figura del Papa, pregante in ginocchio. E così il 12 aprile, all’anniversario del ritorno, si associò, dopo il 1855, l’anniversario del miracolo. Le due memori date furono festeggiate sino al 1870, anzi, dopo il 1859 divennero un pretesto di dimostrazioni politiche, per consolare Pio IX, nelle amarezze procurategli dalla rivoluzione. Non tacquero i poeti, nè si contano i componimenti italiani e latini, recitati nelle accademie. Uno dei vati fu il conte Cesare di Castelbarco, mezzo pesarese e mezzo milanese, e che die’ fuori, in un foglio elegante, questo sonetto:
Quell’io, che culto e amore, o sommo PIO, |
Il discorso nel primo anniversario del memorabile avvenimento fu pronunziato in Sant’Agnese da don Giovanni Strozzi, procuratore generale dei canonici regolari lateranensi, e fu dato alle stampe a Lugo nel 1857, come espressione dell’omaggio di quella città a Pio IX, quando «dell’augusta presenza beava la sua città di Lugo». Ed attribuendo il miracolo alla vergine Agnese, sepolta in quel luogo della via Nomentana, dov’è la chiesa dedicata a lei, il discorso ne magnificava il potere, che è - diceva - «forte, veemente e talora terribile, ma lo spirito è mite, il cuore è soave, il suo nome e il suo simbolo è quello della mansuetudine, poichè dall’agnello prende il nome, secondo sant’Agostino. Ella, angelo titolare del luogo, orava