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144 capitolo ix.


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Chi più di tutti giurò sul miracolo fu Pio IX, il quale, rispondendo ad una lettera dei suoi fratelli da Senigallia, si espresse così:

Carissimo fratello,

Ho ricevuto la vostra lettera, colla quale esprimete i vostri sentimenti su quanto mi avvenne nella canonica di Sant’Agnese. È ben giusto di rendere grazie a Dio e a Maria SS.ma per un prodigio così segnalato. Camera non grande, che contiene circa 130 persone, che tutte piombano improvvisamente nel piano inferiore, in mezzo alle macerie, al legname, ai mattoni, alle pietre, senza che niuno non solo resti estinto, ma nemmeno riporti una frattura, o una ferita grave, è veramente un solenne miracolo. In quanto a me non ebbi la più piccola lesione, nemmeno una graffiatura. Anche le vesti mi rimasero illese, nè vi succedette alcuno strappo. Si aggiunga a tutto questo la tranquillità di spirito e la fiducia in Dio e in Maria Vergine, che mi accompagnò nella caduta, nel luogo ove caddi, e nell’uscita; e poi si ripeta con tutta ragione che il prodigio è stato veramente solenne. Ieri sono stato commosso nell’andare e nello stare nella chiesa di Ara Cœli nel vedere la moltitudine del popolo, il suo contegno, e l’interesse che prendeva nella circostanza.

Ricevete l’Apostolica benedizione che vi comparto unitamente a tutti di casa.

PIUS PP. IX.

19 Aprile 1855.


Manco a dirlo, il senato di Roma ordinò un triduo in Aracoeli, ed un altro ne fu ordinato dal cardinal vicario, in tutte le parrocchie della città. Nè mancarono le felicitazioni del corpo diplomatico, e uno dei primi a recarsi in Vaticano fu il ministro di Sardegna, conte di Pralormo, col quale il Papa ebbe parole cortesi, ma quasi a denti stretti. Si agitava in quei giorni ben fiera la lotta fra l’episcopato e il clero piemontese da una parte, e il governo dall’altra, a proposito del disegno di legge per la soppressione delle comunità religiose: lotta, di cui si parlerà in altra parte di questo libro. È anche da ricordare che il conte di Pralormo, cattolico osservante, era ben veduto dal Papa e da tutta la corte pontificia.

Chi visita Sant’Agnese può vedere sulla parete principale della sala, che rovinò, un grande affresco eseguito dal pittore