Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/154

136 capitolo viii.

traddizioni spiccate nei costumi della vita sociale, nei vari rioni e nei vari ceti, e più nell’edilizia, per cui, accanto ai grandi edifizi, sorgevano case inverosimili, con ingressi assurdi, tirate su senza il consiglio o l’opera di un architetto, nella città ove aveva presieduto alle costruzioni Vitruvio!

Il Ghetto, più caratteristico ancora che nelle altre città di Europa, e del quale si parlerà di proposito, era preceduto dal rione di via Montanara, abitato da una popolazione di campagna addirittura, di butteri e vignaroli: tutta gente rozza e manesca; e a poca distanza, dai vaccinari, corrivi al coltello. Quell’aggregato, col sudicio labirinto dei suoi chiassuoli, faceva ribrezzo. Del resto, se non quanto il Ghetto, tutta la città non brillava per nettezza; e se questa sembrava men trascurata che a Napoli, ciò era da attribuire alle diverse abitudini delle due città. Non solo nel Ghetto, ma a piazza Montanara, al rione Monti, a Macel de’ Corvi e nel Trastevere, la gente faceva delle strade l’appendice della propria casa, ed era comune il malvezzo di sciorinare la biancheria fuori le finestre, e di buttare ogni immondezza nelle vie. Le frequenti grida del senatore e gli avvisi del governatore, incisi su pietra alle cantonate delle strade, non erano più efficaci delle grida spagnuole del vicereame di Napoli e di Milano. E se Roma, signora del mondo, potè risparmiarsi l’onta di essere, come Napoli, la città più sporca d’Europa, lo dovette alla dovizia delle sue acque ed alla frequenza delle fontane pubbliche.


*


Dei banchieri di Roma, Torlonia era quello che andava per la maggiore, anche per l’attrattiva degl’inviti, che ai forestieri, suoi clienti, soleva fare alle splendide feste, che dava nel palazzo a Scossacavalli. Il banco aveva gli uffici nella via dei Fornari, e n’era complimentario l’amabile Giuseppe Spada, autore della Rivoluzione di Roma dal 1846 al 1849. Quando il Torlonia si ritirò dagli affari, il banco fu da lui ceduto ad Alessandro Spada, figlio di Giuseppe, ed al signor Flamini, sotto il nome dei quali andò innanzi sino a dopo il ’70. Altro banco, che lavorava coi forestieri, era quello del signor Freeborn, che passò al Corinaldesi; e poi al capitano Danyell, il quale do-