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130 capitolo viii.

il cartolaio Massimini, che fece fortuna; la farmacia Ottoni, poi Ottoni-Garinei; giù in uno dei due portoni un venditore ambulante, cui si permetteva di far la mostra dei suoi articoli, composti di «scarfarotti», pantofole e scarpine a bocca di lupo per signora; poi Sambucetti, un cambiavalute, che teneva dei cani barboni innanzi alla bottega, ed il litografo Ferrini, stampatore alla moda dì carte da visita.


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Dal vicolo Cacciabove il Corso si ristringeva nuovamente, ed era su quello strettissimo marciapiede che s’impalavano i «paini» per assistere al passaggio delle carrozze. V’era all’angolo un pizzicagnolo chiamato Bersani, la cui bottega diventò, appena dopo il 1870, il famoso caffè del Parlamento, ch’ebbe celebrità sino al giorno, in cui i nuovi e non giustificati lavori di piazza Colonna lo fecero sparire col palazzo Piombino, col vicolo Cacciabove, e con tutte quelle bottegucce di giuocattoli ed altri minuti oggetti, le quali affermavano ancora una volta il contrasto caratteristico della romana edilizia. Tra la via San Claudio e quella delle Convertite sorgevano vecchie case, con finestre irregolari, appartenenti al signor Filippo Marignoli, il cui genitore, spoletino di origine, aveva ottenuta la concessione delle poste pontificie. Filippo Marignoli sposò in seconde nozze la perugina Emma Torelli, con la quale si accrebbe il numero delle bellezze del generone; ed avendo conservata la concessione paterna, fu nel 1857 nominato da Pio IX commendatore di San Gregorio Magno. Sua moglie morì dopo il 1870 ancora giovane, dopo aver partecipato dalla sua terrazza, in costume da maschera, ad una delle ultime baldorie del carnevale. Nel negozio sottostante di Annibale Cagiati, famoso cacciatore, si riunivano i più appassionati di questo sport. Accanto al Cagiati v’era la tabaccheria Piccioni, centro di rivoluzionari, come diceva monsignor Randi, e perciò tenuta d’occhio dalla polizia, benchè nel 1860 i suoi principali avventori fossero stati esiliati. Quelle antiche case Marignoli son divenute oggi il grande palazzo, che ospita, al primo piano, il circolo della caccia, e nei pianterreni il caffè Aragno e il negozio del Gilardini. Nessuno avrebbe mai