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126 | capitolo viii. |
si dedicò alla medicina e sposò una simpatica fanciulla, la quale, rimasta vedova di lui, passò in seconde nozze con Angelino Antonelli, ultimo fratello del cardinale, morto da pochi anni, e dal quale fu lasciata in gran parte erede del suo vistoso patrimonio. Più innanzi s’incontrava il gran negozio di mode, stoffe e telerie di Raimondo Puccinelli, molto frequentato dalle signore del generone, ed anche dall’aristocrazia. Seguiva verso piazza Colonna la libreria Merle, ritrovo di uomini colti, e dove convennero, nel tempo che stettero a Roma, Ampère e About. Erano fra i più assidui Pietro Ercole Visconti, il De Rossi e il Vescovali, e molti degli ufficiali superiori dell’armata francese e pontificia, con a capo il generale Zucchi.
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Dov’è oggi la pasticceria Rossi e Singer fioriva il caffè del Giglio, frequentato dai liberali più ardenti fino al 1849, e dove era vivo il ricordo dell’insulto, che, per la seconda volta, Cernuschi diresse all’armata francese, nel suo ingresso a Roma. Quel caffè divenne poi clericale, e ad ora tarda, dopo il teatro, vi si davano convegno guardie nobili, ufficiali e giovani eleganti, che cenavano col crostino alla provatura. Vi erano assidui i fratelli Colacicchi, il marchese Paolo del Bufalo, il marchese Paolucci dei Calboli, padre del presente diplomatico, il conte Oscar Angelini, che lasciò il suo patrimonio alle sorelle Simoncini, ballerine dell’Apollo, e lo scultore Nicola Cantalamessa-Papotti, del quale si narra che essendo andato in polizia per richiedere il passaporto, dopo di averne udito il nome, l’impiegato gli rispose: «scriveremo Nicola Papotti, cantante; canti, poi, la messa o il vespero, per noi è lo stesso». Di tale risposta, diffusa rapidamente, si rise per più giorni. La piazza Colonna era qual’è oggi, con più il palazzo Piombino. Nè il palazzo Brancadoro, ora Ferrajoli, nè il palazzo Chigi, hanno mutato aspetto; allora vi alloggiavano soltanto i loro padroni, mentre oggi gli ampi saloni del primo piano del palazzo Ferrajoli sono abitati dai marchesi Prinetti, e il piano nobile del palazzo Chigi dall’ambasciatore d’Austria presso il Quirinale. Il palazzo sul portico di Veio quasi non si riconosce. Al pianterreno, dove sono i due