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118 | capitolo vii. |
rale, è consuetudine di quanti sono operai, lavoratori, fattorini, portieri, uscieri di pubbliche aziende, e ferrovieri persino. Non poche erano le famiglie borghesi, che vivevano allora di carità, sia con pensioni, sia con piccoli impieghi, ai quali non si aveva l’obbligo di attendere. Ogni casa principesca aveva una propria lista di famiglie, dette vergognose, da sussidiare, sopra raccomandazione del confessore della principessa, del pedagogo, del maestro di casa, del legale o di altri conoscenti. Nè è temerario il sospetto che la raccomandazione non fosse sempre disinteressata.
Nella classe popolare i sentimenti dell’onore non mancavano del loro culto, e molte volte l’infrazione era vendicata col coltello. Non vivace, nè loquace, anzi cauta, poco sincera, quasi rozza e con la nota sardonica in prevalenza, la classe popolare amava gli svaghi e i conviti. Un pranzo all’osteria, e a preferenza fuori porta, era il colmo delle sue aspirazioni; ma in quei conviti era difficile che, dopo aver bevuto, non si mettesse mano ai ferri, per gelosia, per dispute di giuoco, o anche per meno. La rozzezza dei costumi nasceva dall’assenza di qualsiasi educazione, dal pregiudizio della romanità, dall’esempio delle classi superiori, e dallo spettacolo che di sè dava l’autorità pubblica esercitata da preti, non insensibili alle seduzioni dei potenti e del sesso gentile; ma l’odio al prete non si estendeva al signore, come quello che non era responsabile del governo, e aveva al suo servizio famiglie di operai e di servi, che si consideravano parte della casa da più generazioni. Non altrimenti si usava nei conventi e nei monasteri, e nel personale laico delle chiese. I cardinali e i prelati, privi di famiglia, avevano servi avventizi, i quali, morto il padrone, erano congedati dagli eredi, che si disfacevano nel contempo di tutte le suppellettili, vendendole all’incanto. E dall’asta, annunziata con avvisi magnificanti i pregi degli oggetti esposti in vendita, e contenenti i prezzi di origine, nulla era eccettuato: mobili di lusso, cose di culto, quadri e gioielli. Le pissidi, i calici, le pianete, le croci pettorali e gli anelli di valore, erano a preferenza acquistati dagli ebrei. Ed era così generale l’uso della vendita, che tutti, lungi dal riguardarla indecorosa, la trovavano naturalissima e legittima. Il desiderio della pronta liquidazione vinceva, negli eredi,