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vita sociale e sue gerarchie 117

oggi si chiede un sussidio al ministro, all’ascetica palinodia sostituendo una patriottica evocazione, e alla passatella del parroco la commendatizia di un deputato.


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Il ceto popolare aveva i suoi contatti necessari con la borghesia, ma più intimamente con la classe relegata, al pari di esso, a pie’ della piramide sociale: parroci e ordini mendicanti. Il parroco era il suo confidente, e gli scambievoli rapporti erano improntati ad una nota di affettuosità, giustificata dalla comune origine popolana, dalla conoscenza che quei sacerdoti avevano delle vicende di ogni famiglia, e dal pietoso loro ufficio di organi della beneficenza, dal baiocco allo scudo, e a più scudi; dalla dote alle zitelle, al pranzo, al letto, all’ospedale, al ricovero e alla cassa mortuaria. Erano i parroci inclinati a compatire e a scusare anche i peggiori istinti dei propri filiani, i quali nell’odio, nella violenza, e nell’insano orgoglio della romanità, alimentati dall’ozio, dall’osteria e dall’ignoranza, trovavano eccitamento, non sempre per motivi di onore, ma più sovente per bravura malvagia, ad imbrandire il coltello.

Trentasei anni di nuovi tempi non hanno mutate le abitudini, anzi le hanno estese ai nuovi venuti, sicchè, nel campo del parassitismo della carità, la romanizzazione può dirsi completa. Sono anche cresciute le categorie dei postulanti. Oggi è la volta del pubblicista, o del tipografo disoccupato, del vecchio patriota ferito a Mentana, della vittima della crisi edilizia, dell’artista che non vende i suoi lavori, e infine dei promotori e promotrici di lotterie, o di concerti di beneficenza a favore di famiglie decadute, sempre anonime. E si è esteso il costume delle mance al punto, da divenire una vera calamità. Chi non chiede la mancia nei giorni che corrono dal 15 dicembre alla Befana, per la Pasqua e il Ferragosto? Se allora strideva l’anomalia, notata anche dal Branzoli-Zappi, che il popolo di Roma, pur mostrando nella sua indole una nota così marcata d’indifferenza e di superbia, non si sentiva umiliato di chiedere, anzi di vivere di sussidi, oggi la mancia, sotto forma di un saluto augu-