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vita sociale e sue gerarchie 115

o in Campo di fiori, per provvedersi di viveri, farsi scrivere una lettera dallo scrivano pubblico, e radere la barba, sotto i caratteristici ombrelloni. La piazza Farnese era trasformata, la domenica, in gran bottega di barbiere. Questo spettacolo di barbieri all’aria aperta è durato anche dopo il XX settembre; quello degli scrivani dura ancora.


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Il ceto popolare era indigente più che non fosse, o non sembrasse, nelle altre grandi città di Europa. Gli operai, che lavoravano senza l’aiuto della beneficenza, costituivano la minoranza della classe; il lavoro era intermittente, tutto personale, non collettivo, non sorretto dal piccolo credito. L’artista era operaio di sè stesso, e si abbandonava liberamente, durante il lavoro, ad ogni riposo o distrazione. Spesso dissipava in un giorno il guadagno di una settimana. Tale irregolarità nella vita era anche effetto della convinzione, che in nessun caso sarebbe morto di fame. Il municipio sussidiava tremila e più famiglie al giorno, come si è detto, e l’Elemosineria, la Dateria, i Brevi, le anticamere dei cardinali, gli ordini monastici, le case principesche largivano sussidi in varie forme. I gesuiti inviavano ogni giorno centinaia di cesti con vivande a famiglie borghesi, alle quali non sì poteva dare l’elemosina di un «grosso».

Erano infinite, e alcune veramente speciose, le magagne, alle quali ricorrevano i parassiti della beneficenza, nè meno esilaranti i loro metodi per attingere sussidi alle varie fonti, singolarmente nelle feste solenni. Pur passando sopra alla circostanza, che una parte delle opere pie straniere era goduta dagl’indigeni, si deve ricordare la duplice, umoristica magagna nella distribuzione dei «grossi» e «grossetti» che si compiva nel cortile di Belvedere, ricorrendo l’anniversario della incoronazione di Pio IX. Vi accorreva tutta la poveraglia della città; e poichè alle donne incinte, ed a quelle, che portavano bambini in braccio, si davano due grossi, cioè dieci baiocchi, avveniva che molte di quelle si gonfiassero di panni per simulare la gravidanza, o prendessero a nolo dei marmocchi, i quali eran sempre gli stessi, e passavano dall’una all’altra. In fondo ai cartocci rimanevano attaccati dei «grossi», che erano monete sotti-