Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
114 | capitolo vii. |
anime, si contavano 112 mila abitanti d’ambo i sessi, che non dichiaravano occupazione alcuna; e da questi, dedotti pure i fanciulli, vi era una massa di 70 mila disoccupati, non tenendo conto della popolazione avventizia, non trascurabile in alcuni mesi dell’anno. Tutta questa gente non viveva che della carità ufficiale, esercitata da pie fondazioni ed enti religiosi, dai quali, come ho detto, si provvedeva ai più ordinari bisogni della vita. L’Annunziata, per esempio, dotava le fanciulle povere e ne sovveniva le famiglie; San Girolamo e Sant’Ivo assumevano il gratuito patrocinio, soccorrevano i carcerati e dotavano anche le zitelle povere; l’ospizio di San Luigi Gonzaga accoglieva nella notte le donne povere; Santa Galla gli uomini, e Santa Francesca Romana le vedove; le congregazioni della Concezione, del Gonfalone, dei Santi Apostoli e della Divina Pietà avevano anch’esse fini speciali di beneficenza; onde, tutto sommato, non sarebbe esagerato affermare che questa beneficenza costituisse un diritto in coloro che potevano, in qualunque modo, mostrare un titolo per invocarla.
Potrebbe meravigliare, che la maggior fonte di risorse per tanta parte della popolazione fosse la beneficenza, se non si riflettesse che le tradizioni di essa, per cui era stata elevata a regola sociale, erano anteriori al cristianesimo, e fin d’allora divenissero fomite di ozio, di corruzione, e strumento di servitù, secondo attestano le numerose leggi frumentarie della Repubblica, e ha dimostrato, in un recente ed interessante suo lavoro, la mia nobile amica la contessa Ersilia Caetani Lovatelli.
Al terzo stato laico faceva riscontro un terzo stato ecclesiastico, coi preti poveri detti scagnozzi, e coi frati mendicanti, che spillavano elemosine in natura e in denaro; esercitavano la medicina e il mestiere di cavadenti, di modelli e d’indovini; accompagnavano i morti,e all’occorrenza predicavano nelle piazze. Grande era l’affiatamento tra le due plebi, poichè anche gli ordini mendicanti donavano gli avanzi della loro mensa ai poveretti.
Una parte di questo popolo, la più laboriosa, la meno esigente, la più infelice e la più rassegnata, era quella dei lavoratori dell’agro, e dei vignaroli fra le mura. Capitavano a Roma la domenica, nei loro costumi primitivi, coi segni della febbre sul volto; accampavano in piazza Farnese, in piazza Montanara,