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vita sociale e sue gerarchie 107

poste così tenui, che i mercanti di campagna eran ricchi quasi tutti, o sulla via di divenirlo. Basterà ricordare i Ferri, i Silvestrelli, i Tittoni, i De Angelis, gli Alibrandi, i Calabresi e i Mazzoleni, i quali formavano una borghesia, che cominciò a gareggiare con parte del patriziato. Le differenze e i pregiudizi venivano cedendo alla forza dei tempi, anche perchè, sotto forma di anticipazione di estagli, non pochi signori erano divenuti debitori dei rispettivi affittuari. Il ceto dei mercanti di campagna era tra la borghesia, anzi fra tutta la classe sociale non nobile, il solo, che fosse largamente provveduto di mezzi pecuniari. Sobri nella vita domestica, quando loro se ne offriva l’occasione si mostravano romanamente grandiosi; le loro donne, sfoggianti vistose acconciature e ricchi gioielli, formavano, insieme alle mogli degli alti impiegati, quello che chiamavasi il generone. Nel più di essi si notavano tendenze liberali, o meglio antipretine. Alcuni speculavano sui cereali, coll’aiuto di quella banca romana, che in un paese senza industrie e senza commercio, e con un’agricoltura puramente estensiva, tralignò quasi dal giorno che fu ricostituita, anticipando denaro ai suoi amministratori e amici, per imprese non sempre, confessabili, e non certamente commerciali.

I più doviziosi fra i mercanti di campagna costruivano palazzi, forse non sempre eleganti; davano pranzi, i quali, se non poteano per la loro magnificenza gareggiare con quelli di Borghese, di Piombino e di Doria, non ne erano vinti per sfarzosità; frequentavano i maggiori teatri, e all’Apollo avevano barcacce in comune coi signori. Quelli, che non possedevano legno proprio, affittavano per le passeggiate una ricca vettura di rimessa, ed era facile distinguere quelle famiglie al passeggio, dalle acconciature delle donne, e dal numero dei marmocchi. Benchè apparisse qualche segno di fusione fra i due ceti, di matrimoni, che la suggellassero, ne avvenivano assai di rado. Il pregiudizio d’incanagliarsi fu l’ultimo a sparire. Questo verbo incanagliarsi era, come ho detto, di fattura patrizia, ma bisogna pur dire, che a Roma i borghesi di più ricco censo non cercavano tali alleanze, superbi alla lor volta della propria origine.