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102 capitolo vii.

CAPITOLO VII.

Vita sociale e sue gerarchie.



Sommario: La vita sociale imperniata sopra due assi paralleli. — Familiarità tra le gerarchie parallele. — Cardinali e prelati nei saloni. — Monsignor Muti zufola arie musicali. — Tendenza generale all’epigramma. — Borghesia e prelatura rappresentano il ceto medio. — La borghesia negli impieghi. — Tollerato il cumulo di questi. — Il latifondo e i mercanti di campagna. — Sobri e grandiosi. — Cominciano a gareggiare coi signori. — La borghesia negli alti impieghi. — La famiglia Mazio. — Un amore giovanile di Luigi Napoleone. — In casa Spada. — La Margheritaccia dello scultore Wolf. — «Generonee generetto». — Si viveva con poco. — Ordinanze papali contro l’aumento delle pigioni. — Le istituzioni di beneficenza. — La beneficenza è la base della vita economica. — Risultato dei censimenti. — La mendicità elevata a virtù cristiana. — I parassiti della beneficenza. — La passatella del curato. — Contatti fra il ceto popolare e la borghesia. — La borghesia e i parroci. — Allora ed oggi. — Il senso della gerarchia non immune da rodimenti e ribellioni. — Le eredità degli ecclesiastici. — Rozzezza dei costumi. — Equilibrio apparente nelle classi sociali. — Il Monte di pietà e il processo Campana.


La vita sociale di Roma s’imperniava sopra due assi paralleli, il clericato ed il laicato: il primo, costituito dal collegio dei cardinali, dalla prelatura e dal basso clero; il secondo, dall’aristocrazia, dalla borghesia e dal popolo. Stavano in cima il sacro collegio e l’aristocrazia; nel mezzo, la prelatura e la borghesia; e alla base, il popolo e il basso clero, secolare e regolare. Delle due gerarchie, la laicale sottostava, come si è veduto, alla ieratica, perchè questa era la privilegiata; ma se i due maggiori ordini sociali non erano l’un dell’altro teneri, non avevano però ragione di stare divisi. Il signore, anzi, si onorava e compiaceva dell’amicizia di un cardinale; come questi era felice, soprattutto se di modesta origine, d’intervenire ai ricevimenti nelle nobili case, di largheggiare in deferenza verso il principe, e di fare una corte innocua alle signore, portandone a cielo, con frasi mellifiue, le grazie e la bontà. Solo fra le gerarchie parallele la familiarità era permessa; i car-