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dalla fabbrica un sì gran pezzo di muro e trasportarlo altrove?
CAPITOLO V.
Leonardo fu incaricato dalla Repubblica di Firenze, unitamente a Michelangelo, di dipingere la gran Sala del Consiglio. I cartoni di queste sublimi composizioni, esposti al pubblico, servirono di studio a’ più valenti pittori. Raffaello, allora in età di venti anni, venne espressamente a Firenze per vederli, e subito cangiò il suo stile. — Michelangelo divenne geloso di Leonardo, e tanti furono i dissapori che gli fece provare (cosa incredibile dalla parte di un sì grande artefice; ma, umane debolezze!), che Leonardo fu obbligato di lasciare il soggiorno della capitale della Toscana, e se ne andò a Roma, all’elezione di Leone X. Ma Michelangelo trovandovisi pure, la gelosia dei due rivali aumentò all’eccesso, e Leonardo divisò di recarsi in Francia. Di rado addiviene che la gelosia, passione crudele, non rompa l’unione che sembrerebbe dover regnare fra gli uomini di talento, per stimarsi tutti reciprocamente. Il Vinci ed il Buonarotti dividevano egualmente l’universale ammirazione, procurata loro da quei dipinti divenuti famosi, ove vedevasi tanta maestria ed ingegno, ed eseguiti con una emulazione degna di loro.
In Roma, il duca Cesare Valentino Borgia, apprezzatore dei rari talenti di Leonardo, gli diede l’impiego di ingegnere generale. — Per lo stesso duca tracciò il piano