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rancori e amori | 95 |
mento brusco del piroscafo lo fece urtar forte col capo calvo contro il tetto della cuccetta: egli vi passò la mano su, per sentir se c’era sangue, e riprese a far passare i fogli: buste lacere, carte con cifre — forse gli ultimi conti del padrone — una ricevuta, un piccolo calendario. Trovò finalmente un mezzo foglio sgualcito, dove era scritto a caratteri grossi, ma schiccherati d’inchiostro o quasi illeggibili, il nome d’un villaggio della provincia di Buenos Ayres, nel quale, al tal numero della tal via, egli avrebbe trovato ospitalità in una famiglia piemontese, presso di cui, dentro il mese, sarebbe venuto a prenderlo un patriotta, suo compagno di lavoro, che l’avrebbe condotto dov’era il figliolo: ’l me Carlo. Con quelle indicazioni, vecchio, malato, ignaro di tutto, era partito per l’America! — Ho gran paura — , disse il medico uscendo — , che sia partito troppo tardi.
E volle che andassi con lui a vedere il “presepio.„ In un cantuccio di prua, formato da una stia di tacchini e da una grossa botte addossata all’opera morta, — largo appena da vuotarvi un sacco di carbone — , s’era fatto il covo una famiglia di cinque persone, che vi