Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/92

88 sull'oceano


lette, d’un po’ d’ogni cosa, aveva l’apparenza d’un campo dove avesse bivaccato un reggimento. E, in generale, le facce e i panni dei soldati non discordavano dall’aspetto del terreno. Molti visi, anzi, pareva che serbassero ancora intatte le scaglie del di della partenza. Ma trattenni dentro, osservandoli, ogni parola di rimprovero, poiché pensai agli emigranti tedeschi che trovano a Brema, prima d’imbarcarsi, vitto, ricovero e bagni, per rimettersi dal viaggio di terra; mentre i nostri dormono sui marciapiedi.

Mi diressi dalla parte dei cernieri dell’acqua dolce. La bella genovese era sempre là, col suo giubbino bianco e con la gonnella azzurra, tra il piccolo fratello e il padre, occupata a cucire: pulita e fresca come un fiore. Ma gli ammiratori si erano raffittiti: aveva ora intorno, a varie distanze, una dozzina di passeggieri che la covavan con gli occhi, e scherzavano tra loro, parlandosi negli orecchi, con certi ghigni e baleni nello sguardo, che non lasciavano incertezza sull’indole della loro ammirazione. Altri s’avvicinavano, s’alzavano in punta dei piedi per vederla, e poi se n’andavano. Era già famosa, dunque, e sarebbe stata lei, senza dubbio, il