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rancori e amori 85


voratori, tutta a vantaggio dei proprietari e dei fittavoli; — salari scarsi, — viveri cari, — tasse eccessive, — stagioni senza lavoro, — cattive annate, — padroni Ingordi, — nessuna speranza di migliorare il proprio stato. I discorsi, per lo più; avevan forma di racconti: racconti di miserie, di birbonate e d’ingiustizie. In un crocchio, in cui pareva che dominasse come una nota d’allegria amara, ridevan della rabbia che avrebbero divorata i signori quando si fossero ritrovati senza braccia, costretti a raddoppiare i salari, o a dar le loro terre per un boccone di pane. — Quando saremo andati via tutti, — diceva uno, — creperanno di fame anche loro. — E un altro: — Non passa dieci anni, dà fuori la rivoluzione. — Ma quelli che lanciavan le frasi più arrischiate, parlavan più basso, e dopo aver data intorno un’occhiata, perchè temevano molti, come poi seppi, che a bordo ci fosse un servizio segreto di polizia, per conto del Governo. Cerano dei crocchi di contadini calabresi, con le loro mantelline a cappuccio, e i loro sandali, legati con le zampine; ma pochi di essi parlavano. In altri gruppi si discorreva del mare e dell’America: e si riconoscevan facilmente quelli che v’erari già stati, all’attenzione con cui gli altri li stavano