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rancori e amori 83


Era l’ora della pulizia, la prua affollata, il cielo chiaro: tutto pareva propizio. Ma non tardai ad accorgermi che l’impresa era meno facile di quello che credevo. Mentre passavo in mezzo alla gente seduta, badando a non pestare i piedi a nessuno, m’intesi dire alle spalle: — Largo ai signori! — e voltandomi, incontrai lo sguardo d’un contadino, il quale mi fissò sogghignando con un’aria che confermava arditamente il senso sarcastico dell’esclamazione. Un poco più in là, avendo steso la mano per carezzare un bambino, sua madre lo tirò a sè con cattivo garbo, senza guardarmi. Non posso dire la pena che ne provai. Io non avevo pensato allo stato d’animo in cui era naturale che si trovasse molta di quella gente, mentre erano ancora tumultuanti in essa le memorie della vita intollerabile, per troncar la quale avevan deciso di lasciar la patria, e acceso tuttavia il risentimento contro quella svariata falange di proprietari, esattori, fattori, avvocati, agenti, autorità, designati da loro col nome generico di signori, e creduti congiurati tutti insieme ai loro danni, e autori primi della loro miseria. Per essi io ero un rappresentante di quella classe. E neppure avevo pensato che dovesse riuscir loro particolarmente odioso, in quello stato d’animo, un abitante di