E dicendo questo, tirava delle occhiate di traverso agl’italiani vicini a lui, come compiacendosi di ferirli nell’orgoglio nazionale. Ma bisognava sentire che vocabolario: era il primo saggio ch’io intendevo della strana lingua parlata dalla nostra gente del popolo dopo molti anni di soggiorno nell’Argentina, dove, col mescolarsi ai figli del paese, e a concittadini di varie parti d’Italia, quasi tutti perdono una parte del proprio dialetto e acquistano un po’ d’italiano, per confonder poi italiano e dialetto con la lingua locale, mettendo desinenze vernacole a radicali spagnuole, e viceversa, traducendo letteralmente frasi proprie dei due linguaggi, le quali nella traduzione mutan significato o non ne serban più alcuno, e saltando quattro volte, nel corso d’un periodo, da una lingua all’altra, come deliranti. Trasecolando gli udii dire si precisa molta plata per “ci vuol molto danaro„ guastar capitali per “spender capitali„ son salito con un carigo di trigo per “son partito con un carico di grano.„ E in quest’orribile gergo tirava via a dar addosso alla Camera dei Deputati, al governo atrasado (rimasto addietro), al popolo di mendìgos, e perfino ai monumenti d’arte, dicendo che, nel ripassare per Milano, aveva trovato il Duomo