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rina... guarisca! — E si voltò bruscamente per ordinare che si facessero stare indietro gli emigranti ch’erano accorsi, e che a ogni costo si volevano affollare intorno alla ragazza, a cui avrebbero levato il respiro. Respinti, salirono brontolando sul castello centrale, per vederla scendere e partire. Il garibaldino fu l’ultimo a salutarla, mentre era già sul piccolo ripiano della scala. Essa gli porse la mano, ch’egli baciò, e poi, alzando l’indice in aria di rimprovero sorridente e amorevole, gli disse ancora una parola, ch’io non intesi. Egli chinò il capo, senza rispondere. I due marinai cominciarono a scendere con grande cautela, l’uno sorreggendo la seggiola pel davanti, l’altro per la spalliera, e avvenendo l’inferma che si tenesse forte ai bracciuoli: la zia le teneva dietro, ansiosa, raccomandandole di non guardare l'acqua. Quando furono in fondo alla scala, un marinaio del vaporino aiutò gli altri due, e, senza scosse, la deposero a poppa, rivolta verso il Galileo. Tutti gli altri discesero e presero posto: il solo garibaldino rimase a bordo, appoggiato al parapetto, poco lontano da me. il vaporino si mosse. Allora tra gli emigranti, che s’erano affollati al parapetto del castello centrale, proruppe l’ammirazione e la gratitudine per quella creatura