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Sul rio de la Plata | 413 |
Stentai a liberare per un momento da loro il Commissario, per salutarlo, e da lui ebbi ancora notizia del giovane scrivano, il quale, disperato di doversi separare dalla genovese, che sbarcava a Montevideo, era stato preso da un accesso di convulsioni e metteva sottosopra il dormitorio. Poi andai a salutare gli altri ufficiali, che avrei riveduto di là a due mesi a Buenos Aires, dopo altre due traversate dell’oceano. Volli anche salutare il mio povero gobbo, che trovai sulla porta della cucina, con una padella alla mano.— Oh! finalmente! — esclamò, tirando un respiro di soddisfazione, — ci avremo ora dozze giorni senza donne — Eppure — gli dissi — voi finirete con pigliar moglie. — Mi — rispose, toccandosi il petto col dito — piggià moggè? — Poi in italiano, con una curiosa intonazione declamatoria: — Questo non sarà giammai! — E mi soggiunse nell’orecchio, contento: — Dozze giorni! — ma vedendo avvicinarsi il comandante, disse in fretta: — Scignoria, bon viaggio! — e strettami la mano, mi voltò il popone, e scomparve.
Intanto altri vaporini s’erano avvicinati, ed uno toccava la scala reale. Tornai sul cassero a salutare i passeggieri di prima che scende-