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L'america 393

A un tratto il canto cessò, come se l’attenzione del marinaio fosse improvvisamente attirata altrove, e udii dalla parte del palco un grido altissimo — lungo — interminabile— lamentevole:

— L’America!

Mi corse un brivido per le vene. Fu come l’annunzio d’un grande avvenimento inatteso, la visione immensa e confusa d’un mondo, che mi ridestò tutt’in un punto la curiosità, la maraviglia, l’entusiasmo, la gioia, e mi fece scattare in piedi, con un’ondata di sangue alla fronte.

Un altro grido, ma di mille voci, rispose a quel primo, e nello stesso tempo il piroscafo s’inclinò fortemente a destra sotto il peso della folla accorrente.

Corsi sul cassero, cercai all’orizzonte... Per qualche momento non vidi nulla. Poi, aguzzando lo sguardo, distinsi una striscia rossastra che si perdeva a destra e a sinistra in due lingue sottili, simile a una nuvola leggerissima che lambisse la faccia del mare.

E stetti qualche minuto a guardare, stupito come gli altri, senza sapere di che. Molte esclamazioni proruppero intorno a me. — Estàmos a casa! — Ghe semmo finalmente!