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386 sull'oceano

E al disopra del mormorìo vivo della folla, s’udivan di tratto in tratto delle grida: — Viva l’America! — o dei trilli acuti in falsetto, come li fanno i popolani dell’alta Italia, in fondo a ogni strofa di canzonetta. Alla colazione, rallegrata da un suon di pifferi e di zampogne, fu fatta una distribuzione straordinaria di galletta, di cui tutti s’empiron le tasche, e il “cambusiere„ mescè senza possa rum e acquavite come un cantiniere di reggimento il giorno della battaglia. Dopo di che, tutti i passeggieri, appoggiati al parapetto o seduti, si voltarono verso occidente, ad aspettare l’apparizione del nuovo mondo.


Ma le ore passarono, e la terra non spuntava. Il cielo era sparso di nuvole, ma l’orizzonte sgombro, e il mare presentava sempre la sua linea azzurra nettissima, senza un’ombra di promessa. Dopo il mezzogiorno i passeggieri cominciarono a dar segni di stanchezza. A quella gente che aveva avuto tanta pazienza per tre settimane, non ne rimaneva più un briciolo per le ultime ore. E molti già s’indispettivano e si lagnavano. Come mai non si vedeva nulla? Gli ufficiali avevan dunque sbagliato i calcoli? La terra si sarebbe già dovuta vedere. Oramai non saremmo più arrivati in giornata. E Dio