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l'italia a bordo 35

le bitte, il molinello e le grandi catene delle àncore e altre boccaporte e altre trombe a vento, come sopra il bastione d’una fortezza avanzata, dalla quale l’estremità opposta del piroscafo, col suo ampio cassero ombreggiato dalle tende e popolato di signore, si vede piccola, confusa, lontanissima, da parere incredibile quasi che faccia parte del medesimo corpo. E non son queste che le parti esteriori del colosso; chè sotto vaneggia un altro mondo, sconosciuto ai passeggieri: magazzini sterminati di carbone, torrenti d’acqua dolce, provvigioni di viveri per una città assediata, depositi enormi di cavi, di vele, di bozzelli, di braghe, un labirinto interminabile di vani semioscuri riboccanti di bagagli, d’anditi per cui non si passa che curvi, di scalette che si perdon nelle tenebre, di recessi profondi e umidi ai quali non giunge neppure il brulichio della folla che si agita sopra, e dove si crederebbe d’essere sepolti nei sotterranei granitici d’una fortezza, se il tremito delle pareti non ci avvertisse che tutt’all’intorno freme una vita immensa, e che l’edifizio è fragile e va.

Così, osservando parte per parte il Galileo, e sfogliando i passaporti col Commissario, passai i primi tre giorni, che dal Golfo di Lione in là