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Domani! 373

quel paese a cui tanti miei concittadini stavano per affidare le sorti della propria vita. E cercavo sul loro viso le impressioni dell’animo. Ma essi guardavano e non dicevano nulla. Gli occhi loro, per altro, e ogni minimo atto rivelavan la soddisfazione d’orgoglio ch’ei risentivano al veder tutta quella gente, la quale andava a chieder sostentamento alla loro patria, la maggior parte per sempre, e i cui figliuoli a venire, nati cittadini della repubblica, avrebbero parlato la loro lingua e non più imparato la propria, e mostrato forse vergogna, come troppo spesso accade, della loro origine straniera. Essi forse, guardandoli, si rappresentavano con l’immaginazione tutti quei mangiatori di terra e trafficanti liguri all’opera, e vedevan guizzare le barche cariche sulle acque del Parami e dell’Uruguay, allungarsi a traverso alle foreste le nuove strade ferrate degli stati tropicali, alzarsi i canneti di zucchero nei campi di Tucuman, e i vigneti sui colli di Mendoza, e le piantagioni di tabacco nel Gran Chaco, e le case e i palazzi sorgere a mille a mille, e miriametri quadrati di deserto verdeggiare e indorarsi sotto la pioggia dei loro sudori. Un’onda di cose mi venne allora alla bocca, da dir loro. Voi accoglierete bene questa gente, non è vero? Sono volontari valorosi che