Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/365


Domani! 361

fretta mezz’ora dopo a farsi cancellare, perchè avevan saputo che il governo tradiva. E con questi, era un affollarsi d’altri emigranti che venivano a chiedere informazioni intorno alla dogana, se per la tal cosa avrebbero dovuto pagare o no, e quanto, e anche se ci fosse modo di scansar la visita, per via di favore o d’astuzia. E commoveva il sentire di che povere cose si trattasse, di regali, per lo più, che portavano a parenti o ad amici d’America: chi una bottiglia di vino particolare, chi un caciocavallo, chi un salame, o un chilogramma di paste di Genova e di Napoli, un litro d’olio, una scatola di fichi secchi, perfino una grembialata di fagiuoli, ma di casa propria, di quel tal angolo dell’orto, di cui il parente o l’amico si doveva ricordare sicuramente. E venivano a domandare se fosse soggetto a dazio un piffero, una zampogna, un merlo, una cassapanca piena di padelle e di pentole usate. Tutti parevano compresi dal terrore della dogana di Montevideo e di Buenos Ayres, della quale avevano udite raccontare cose favolose, e ne parlavano come d’un passaggio di foresta di mala fama, dove fosse appostata una banda, che li avrebbe ridotti in camicia. Ma quelli che mettevan più compassione erano i malaticci, e certi vecchi