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In extremis 347

l’angoscia d’un anno in un minuto. Dio eterno! Quanto durerà quest’agonia?

Durò molte ore. N’eran passato sette od otto, suppongo, quando l’illusione, continuamente perduta e rinascente, che la burrasca sfuriasse, mi parve che durasse più delle altre volte, poi si cangiò in una speranza, a cui la mente si rifiutava di credere ancora, ma che tutti i sensi andavano a poco a poco raffermando. I movimenti del piroscafo erano ancora impetuosissimi; ma quell’odioso fischio e miagolio arrabbiato dei cordami pareva quetato un poco, e l’urto dell’onda, se non scemato di forza, meno frequente. Considerai come un buon segno il risentire tutto il corpo indolenzito dagli atteggiamenti acrobatici a cui ero stato costretto per tanto tempo, mentre fino allora non ci avevo badato, e il riprovare curiosità di sapere che cosa fosse accaduto e accadesse dintorno a me. Tra gli schianti degli assiti e i mugghi del mare, sentii il pianto del bambino brasiliano, e altri piagnucolii, pure infantili, ma che dovevan essere di signore. Delle voci affannose chiamavano da varie parti i camerieri, i campanelli tintinnavano, i bauli viaggiavano ancora pei corridoi come se vi saltassero dentro tante be-