Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu/322

318 sull'oceano

ella s’avvedesse di nulla. Stringata in una deliziosa veste color di tortora, più fresca e più vispa che mai, empiva l’orecchio a suo marito di cinguettii e di trilli, sorridendo a tutti i suoi amici coi suoi dolci occhi senza pensiero, simili a due belle finestre d’una sala vuota, mostrando in mille modi i denti bianchi, le mani piccole, il braccio tornito, l’anima misericordiosa. E dopo colazione ricominciò il suo va e vieni sul cassero, interrotto da scomparse improvvise a cui seguivano riapparizioni aspettate, inconsapevole, poveretta, della spada di Damocle che le pendeva sui riccioli biondi; anzi sempre più gaia e più viva, quanto più le cresceva la noia d’intorno, e come animata da un ardore d’eroina che allattasse degli assediati sfiniti, dicendo con gli occhi che non era sua colpa se non poteva fare di più in sollievo dell’umanità sofferente, ma che faceva tutto quel che poteva. Fuor d’ogui dubbio, s’era rimessa sul serio con l’argentino; ma il tenore e il toscano non erano abbandonati, e il Perù pareva che stesse per entrare nella confederazione.

Ma verso le tre essa discese per non più risalire, ed essendo scomparsa quell’unica faccia allegra, l’uggia ricascò sul cassero più soffo-