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La giornata del diavolo 311

dal gabbano verde, e scritta sur un foglio di carta che rivelava un istintivo abborrimento del lavatoio in tutti quanti i sottoscrittori: la qual cosa inaspriva incredibilmente la collera del comandante, che sospettava in quella sudiceria una intenzione d’offesa, e voleva dare una lezione esemplare. Intanto ordinava un’inchiesta. Di più, il Commissario gli riferiva che durante la notte non si sapeva quali passeggiere di terza avevan tagliuzzato colle forbici il vestito di seta nera di quella certa signora, senza motivo alcuno, per pura malvagità, e che questa volta la povera donna, stata paziente e timida tino a quel giorno in mezzo a ogni sorta di sgarbi, aveva perso il lume degli occhi, ed era corsa a chiedere giustizia, singhiozzando, soffocata dall’angoscia e dall’ira. Si trattava di scoprir le colpevoli. Ma c’era altro. Non si sapeva chi, per non essere costretto a succhiare e costringere i marinai a dar l’acqua a bidoni, aveva spezzati tutti i bocchini dei cernieri dell’acqua dolce. Ma s’era sulle tracce dei rei. Si trattava di stabilire il castigo. La giornata s’annunziava male.

Salii sul cassero, dov’eran quasi tutti i passeggieri: tutti visi di gente che avessero passato la notte sui pettini di lino. Le antipatie reci-