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il morto 303

— esclamò, e prese l’uscio. Il comandante, stizzito di quella scena, non parlò più, e il desinare finì nel silenzio. Ma al momento di alzarci, il genovese mi s’avvicinò col viso allegro, e mi disse all’orecchio: — È per mezzanotte!


La sepoltura era stata fissata segretamente per mezzanotte, per evitare un affollamento dei passeggieri di terza, fra i quali il Commissario aveva fatto correre la voce che sarebbe stata alle quattro della mattina.

A mezzanotte, il tempo s’era rioscurato, e non rimaneva che una lunga e sottilissima striscia chiara all’orizzonte d’occidente, come uno spiraglio lasciato aperto dalla immensa cappa nera del cielo, prima di chiudersi sul globo, per fare buio fitto: un mar d’inchiostro, l’aria morta. Se non eran quei pochi fanali sopra coperta, si sarebbe dovuto camminare a tentoni, come nella stiva.

Andando verso prua, sentii nell’oscurità la voce del marsigliese che parlava con accento enfatico della poesia d’esser sepolti nell’oceano, d’andar a dormire in quella solitudine infinita, e diceva: — J’aimerais ça, moi! — Alcuni passeggieri uscivano dal dormitorio di terza, in silenzio, guardandosi intorno. Sotto il