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290 | sull'oceano |
bessi, allora non si crede più niente di quello che i siori dicono, neanche quello che è vero, e sospettano che sia tutto un inganno, e che anzi sia vero tutto il contrario, e i parte a mile a la volta.
Gli dissi che aveva ragione e che se non si fosse detto altro che la verità, forse ne sarebbero partiti meno. — E voi andate con buona speranza? — domandai.
— Mi? — rispose. — Mi razono in sta maniera. Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt’al più mi toccherà di patir la fame laggiù come la pativo a casa. Dighio ben?
Poi ricaricando la pipa, continuò:
— I ga un bel dir: No emigré, no emigré. Mi faceva ridar il cavalier Careti (chi sarà stato questo cavalier Careti?): voi fate male, voi fate male. Mi diceva che ogni emigrante che parte porta via al paese un capitale di quattrocento franchi. Tu vai a consumare e a produr fuori, tu fai un danno al tuo paese. Cossa ghe par a lù de sta maniera de razonar, la me diga? Mi diceva anche che avevo torto di lamentarmi delle tasse perchè più che le tasse son forti, tanto più il contadino lavora, e così tanto più produce. Piavolae, la me scusa, diga mi. Io non so niente di queste cose, gli rispondevo. Mi