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il morto 287

due le mani al braccio della signorina, non dicendo più che: — Oh me fleul! Oh me pover fleul! — e scotendo il capo in atto di desolazione infinita. Morto, era rimasto col viso contratto in un’espressione di spavento, e ancora inondato di lagrime. La signorina, l’avevan dovuta quasi portare in coperta, e a stento s’era potuta trascinare fino a poppa.

Andai a prua. V’era l’agitazione che si vede la mattina in una piazza, dove sia stato commesso un delitto la notte: un aggrupparsi e un chiacchierar fitto e sommesso di donne, che mostravan sotto la maschera della tristezza il piacere d’aver un fatto straordinario da commentare, e quello che si prova sempre all’annunzio d’una morte: un sentimento più acuto e gradevole della vita. Discorrevano della sepoltura: quando si sarebbe fatta, in che modo; da che parte l’avrebbero gettato fuori, e se coi piedi avanti o con la testa. E facevano le supposizioni più strambe: che sarebbe stato buttato giù nudo, con una palla da cannone legata al collo; che l’avrebbero abbandonato al mare chiuso in una cassa incatramata, per preservarlo dai pesci, com’era prescritto dalla legge. Alcune dicevano che s’eran già visti avvici-