occhi, che vien diritto dall’anima, traspariva la virtù che è più a ammirata e più temuta nel mondo, il coraggio. Per me, quanto più mi scansava, e tanto più desideravo di conoscerlo. Provavo per lui quel sentimento di benevolenza, nato dalla stima o dalla soggezione, che rende intollerabile la noncuranza di chi n’è l’oggetto, e che vi farebbe discendere ad un atto d’umiltà per superarla. E questo sentimento si fa vivissimo a bordo, dove è ridestato ad ogni tratto dalla presenza continua della persona, e dove la indifferenza che essa ci dimostra può esser facilmente notata dagli altri, e svilirci nel concetto loro. Lui assente, cercavo di persuadermi che l’animo suo e la sua vita non dovessero corrispondere al suo aspetto e alla mia immaginazione, e che, se l’avessi conosciuto addentro, egli non avrebbe fatto che aggiungere una delusione a quell’altre mille di cui è tessuta la storia delle nostre amicizie. Ma quando lo vedevo, era inutile, avrei giurato che quell’uomo non aveva mai commesso un’azione ignobile, che disprezzava sinceramente ogni vanità umana e che anche allora avrebbe dato la vita, subito e senza un pensiero d’ambizione, per un’idea generosa. Subivo la sua superiorità come una forza magnetica, e mentre ne sentivo un certo scon-