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ben educate, in un nugolo oscuro del dormitorio. E la sera del giorno dopo toccò di peggio al povero scrivanello. Essendosi lasciato sfuggire una parola d’indignazione contro due emigranti che facevan degli atti osceni dietro alle spalle della genovese, provocando le risatacce di tutti, quelli gli misero le mani addosso, e stavano per conciarlo male, quando passò di là per caso il garibaldino, e lo liberò, che aveva già la cravatta in brindelli. Tutti effetti del “focolare elettrico del globo.„ E il Commissario seguitava a dirmi: — Ne vedrà di peggio.

Liberato lo scrivanello, il garibaldino salì sul castello centrale, di dove l’avevo visto, e mi passò accanto. Avrei voluto chiedergli dei particolari; ma la sua faccia fredda e dura mi tenne in là, come sempre. Mentre i primi giorni scambiava con me qualche parola, ora faceva appena un cenno di saluto, e qualche volta neppure un cenno. Pareva che l’uggia crescente che metteva in ciascuno quella piccola società forzata del piroscafo, gli inasprisse l’avversione per i propri simili che già portava nel cuore. Quanto più andava innanzi nella familiarità, sempre taciturna e rispettosa, colla signorina dalla croce nera, tanto più diventava solitario