scuno dei quali rilevavano le deficienze intellettuali e morali, e i lati ridicoli, con una ironia faceta, che tradiva un sentimento di rivalità d’alto in basso, non addolcito da quello della fratellanza. E tutti questi discorsi facevano con un linguaggio fluente e caldo, rotto da risa cordiali e da scatti quasi involontari di sincerità, che rivelavano una natura capace di passioni generose e violente, ed anche una mobilità grande di affetti, nata da un ardente bisogno di divorare la vita in tutti i modi, seguendo con tutte le forze l’impeto di tutti i desideri. Una sola cosa avrei desiderato in alcuni di essi, ed era un’espressione più aperta di pietà nella voce e negli occhi, nel raccontare che facevano certi episodi inumani della loro storia; un non so che più mite e triste, che non facesse sospettare una mala impronta lasciata nella loro natura dalla lunga tradizione delle guerre del deserto e delle guerre civili, orribili tutte. Ma, nel complesso, la impressione prima era gradevolissima, e tale da render viva doppiamente la curiosità di scrutarli più addentro. Per la prima volta io mi trovavo dinanzi a gente veramente nuova per me: ciò che non m’era mai accaduto in Europa. In mezzo alla grande comunanza di cognizioni e idee che era fra noi, io riconoscevo vagamente