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il passaggio dell'equatore 209

picale. Oltre di che l’annunzio dei fuochi d’artifizio per la sera metteva tutta la ragazzaglia in ribollimento. La grande operazione della lavatura mattutina fu fatta con insolito vigore, e all’ora della colazione si videro molte ragazze con fazzoletti e nastrini nuovi sul petto e sul capo, mamme pettinate con più cura che gli altri giorni, uomini con cravatte straordinarie, barbe fatte, camicie di bucato, colli da cui eran cadute le scaglie. La folla s’era come indomenicata; le donne, in omaggio al nuovo santo, non lavoravano, e la maggior parte degli uomini, riuniti in gruppi numerosi e vivaci, mostravano chiara in faccia la premeditazione d’una ubriacatura serale. Molti intanto facevano ressa intorno alla cambusa per assicurarsi in tempo qualche avanzo del desinare di gala di prima classe, e nelle cucine di terza pure c’era un’agitazione, un andirivieni disusato, da cui si poteva argomentare che quel giorno il cuoco e i suoi aiutanti avrebbero fatto un grande traffico di piatti di contrabbando. Due forti riversi d’acqua, caduti a un’ora l’un dall’altro, ma brevissimi, non fecero che stuzzicare il buon umore della moltitudine: poi il cielo si schiarì, e il mare, a momenti azzurro, a momenti violaceo, mosso in lunghe e lente

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