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il passaggio dell'equatore 207


li preoccupava soprattutto da un po’ di giorni era l’aver inteso dire che di là dall’equatore si sarebbero viste delle stelle nuove, e che una di queste, l’alfa del Centauro, era di tutte le stelle la più vicina alla terra. Pensavano forse che apparisse grande come la luna. Fin dalla mattina di quel giorno tanto aspettato, in piena luce di sole, uomini e donne giravano gli occhi pel cielo, con l’idea di veder dei miracoli. Una donna domandò al Commissario se in quell’altra parte del mondo, dove si stava per entrare, la luna e il sole sarebbero stati gli stessi che si vedevan da noi. Che cos’era questa linea, questa riga che divideva il mondo in due parti? Era da credersi quello che dicevano, che nessuno avesse più l’ora giusta? Era vero che nell’anno che si va in America si perde una stagione? E che cosa accadeva di questa stagione? Il Commissario s’ingegnava di spiegare; ma alcuni non badavano affatto alle spiegazioni che avevan chieste, come se fosse tempo perso; altri, per capire, tendevano a tutta forza l’arco dell’intelligenza, e poi ci rinunziavano, facendo un atto di rassegnazione. L’ultimo sentimento dei più era un vago sospetto che tutte quelle maraviglie fossero un monte di pastocchie spacciate dai signori per fare i saccenti,