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nel golfo di leone | 17 |
di Ercole raccorciato e accigliato, rosso di capelli e acceso nel viso; il quale parlava con voce burbera, ora in puro genovese al passaggiere che aveva a destra, ora in spagnuolo impuro a un signore che aveva a sinistra: un vecchio alto e asciutto, di lunghi capelli bianchissimi e d’occhi vivi e profondi, arieggiante gli ultimi ritratti del poeta Hamerling.
Non conoscendosi ancora fra loro i più dei passeggieri, s’udiva appena qualche conversazione a voce bassa, accompagnata dal tintinnio delle oliere sospese, e interrotta ogni tanto dal colpo secco con cui un commensale arrestava sulla tavola una mela o un arancia scappata; quando una frase spagnuola detta ad alta voce e seguita da un coro di risate, fece voltar tutte le teste verso il fondo del salone. — È una brigata d’Argentini, — disse il mio vicino di sinistra.
Mentre mi voltavo a guardarli, mi sviò l’attenzione la faccia maschia e bella del mio vicino di destra, di cui non avevo ancora inteso la voce. Era un uomo sui quarant’anni, dell’aspetto d’un antico soldato, di corpo poderoso, ma che s’indovinava svelto ancora; già grigio. La fronte ardita e gli occhi iniettati di sangue mi rammentarono Nino Bixio; ma la parte inferiore del viso era più mite, benché triste e
De Amicis. Sull'Oceano. | 2 |